…who are you? what have you sacrificed?

Trovatemi qualcuno che non abbia mai – almeno – sentito il pezzo che chiude uno dei più grandi musical mai realizzati e prodotti nella storia dei musical: Jesus Christ Superstar. Dico, trovatemi qualcuno. Magari troverete meno persone che conoscono “Heaven on their minds”,  il pezzo di apertura, il pezzo di Giuda, che secondo me è molto più bello di Superstar (e lo potete ascoltare qua sopra), ma questo è evidente.. non tutti sono appassionati del genere musical, e quindi si fermano dove li si fa fermare, senza andare oltre…

Comunque.

Jesus Christ Superstar, a parte che siamo nella Settimana Santa e ci sta tutto, dicevo, JCS mi fa ricordare il profumo delle campagne intorno a Lucca. Perchè c’è stato un periodo della mia vita durante il quale ero fidanzata con un ragazzo di quelle parti, con il quale per la prima volta ho visto il film tratto dall’omonimo musical scritto e curato nel 1970 da Tim Rice ed il Mago dei musical: Andrew Lloyd Webber.

La storia è proprio semplice. Rice e Webber vollero mischiare vecchie idee e brevi componimenti a nuove trovate musicali, rispettando però la trama – vera spina dorsale del musical – che altro non è che la più “avvincente” e conosciuta storia della vita dell’uomo, quella di Gesù narrata nel Nuovo Testamento. Una storia vecchia di duemila anni ma ancora attuale; l’ultima settimana di vita di Gesù, nella quale trova sintesi una vicenda che tocca tutti i grandi temi dell’uomo: la guerra, l’oppressione, il potere, l’amore, la morte, l’amicizia, la fede, il tradimento… Quella narrata è la storia di un uomo, Gesù, chiamato “figlio di Dio”, vista attraverso gli occhi di un altro uomo, Giuda, uno degli amici più cari e fidati di Gesù, che lo trdisce ma al tempo stesso si sente tradito.

Il musical uscì dapprima con un singolo di Giuda e, successivamente, come LP con la voce del grande Ian Gillan dei Deep Purple nel ruolo di Gesù. Nelle prime 20 settimane il disco demolì tutti i record delle hit parade americane: più di 2.000.000 di copie vendute, la Jesusmania aveva preso il via. Una versione per il palcoscenico era ormai indispensabile per soddisfare la grande richiesta del pubblico. Il tour partì nel luglio del ’71 con l’apparizione di una grande voce nera nel ruolo di Giuda, Carl Anderson. Il pubblico andò in delirio: la sera del debutto c’erano 13.000 persone. Mentre il musical attraversava l’America mietendo un mix spettacolare di enormi successi e pesantissime critiche (dagli ambienti più conservatori fu addirittura bollato come blasfemo), la meta di Broadway si faceva sempre più vicina. Sotto la guida dell’impresario Robert Stigwood e con i due onnipresenti Webber e Rice, la Rock Opera JCS sbarcò a Broadway riscuotendo un incredibile successo con un allestimento scenografico spettacolare e pomposo. All’enorme successo di botteghino fece eco un uguale successo nei negozi di dischi. Nel ’73 arrivò anche il film, girato in Terra Santa: di nuovo venne chiamato Carl Anderson ad impersonare l’Iscariota, ed un giovane di 21 anni per il ruolo di Gesù, Ted Neeley. La produzione e l’allestimento erano ancora più provocatori della versione teatrale, con la presenza di carri armati, fucili mitragliatori e jet da guerra. Tutto il mondo fu scosso allora dal fenomeno di Jesus Christ Superstar ed il coro di polemiche e consensi aumentarono ed amplificarono la già enorme popolarità. Quando approdò nel vecchio continente, a Londra, il tour cambiò bruscamente chiave di lettura rispetto all’allestimento di Broadway: vennero omessi gli eccessi volgari e l’ostentata voglia di stupire, largamente usata per il pubblico USA. Superstar rimase in cartellone fino al 1980, totalizzando più di 3.000 repliche e incassando più di 7.000.000 di sterline. Tradotto in 22 paesi e raggiunti i 100.000.000 di sterline in tutto il mondo, Jesus Christ Superstar cambiò letteralmente la storia del musical e del rock: nulla poteva più essere uguale dopo JCS.